Voto: 3 stelle

Recensione

Il demonio è il male, Il buio, l’antagonista per antonomasia del bene e della luce. Il signore delle tenebre e dell’Inferno, scacciato dal Paradiso perché si era elevato sullo stesso piano di Dio. Ed ecco che da tentatore si aggira sulla Terra con il solo scopo di condurre il genere umano verso la perversione, per rubare quante più anime possibili sottraendole al loro Creatore. Ma il diavolo è anche un angelo, il signore degli angeli caduti, tanto bello, quanto terribile. Ed ecco che il demonio fa il suo ingresso sulla scena letteraria esibita dalla penna di Noemi Talarico, additato dai suoi concittadini come la bestia di Chambord.

Non un uomo, ma un essere immondo, privo di contorni, cupo, malefico, sacrilego e rinchiuso nel suo terrificante castello.

Ma è davvero così?

Il demonio di Chambord è davvero un demonio o è soltanto una credenza infondata?

“Le donne lo guardavano con orrore, nascondevano le loro figlie impaurite al suo solo passaggio, gli uomini lo fronteggiavano come se fosse stato il messo del diavolo venuto a usurpare l’innocenza dei loro bambini. E allora, sì, che aveva smesso di vivere e si era rinchiuso tra le mura del castello senza più dare notizie di sé. Era il demonio di Chambord, eppure era lì che lui si sentiva a casa”. (Il demonio di Chambord, N. Talarico, p. 24).

Eppure c’è qualcuno che, nonostante la sua fama, lo considera ancora un uomo e non una bestia: “Com’era possibile che l’avesse visto e gli stesse… sorridendo? Il cuore gli batteva forte nel petto, pietrificato davanti al sorriso più bello e genuino che avesse mai visto in tutta la sua vita”.

La giovane Mirabelle non è come gli altri abitanti di quel gretto paesino francese, lei non si sofferma alla mera apparenza esteriore, non crede alle dicerie sul conto del misterioso signore del castello di Chambord, ed è disposta persino a lavorare per lui. Certo, lo fa per salvare suo padre da una terribile malattia che lo ha costretto su un letto d’ospedale per anni interi, eppure, tuttavia, c’è qualcosa che l’attrae, l’istinto e il cuore le dicono che quell’uomo tanto terrificante altro non è che un povero diavolo per cui perderà letteralmente la testa: “E allora comprese che non si era trattato solo di un sogno. La bolla in cui si sentiva rinchiusa scoppiò e fu come udire il boato assordante di un’esplosione. Il cuore accelerò i battiti, il respiro divenne sempre più corto, le ginocchia tremarono”. (p.43).

Un amore oltre le apparenze, un castello da far invidia a Buckingham Palace e un’arguta governante popolano le pagine di questa favola moderna ispirata alla Bella e la Bestia in cui la lussuria primeggia a discapito dell’aspetto e l’anima si sollazza beata tra letteratura e poesia.

La domanda che chiude il prologo messo in scena da Walt Disney lascia spazio, nell’opera della Talarico, soltanto al profumo di una rosa rinchiusa in una teca di cristallo, ma qui i petali non appassiscono, bensì rinvigoriscono sotto l’influsso della passione che lega i due innamorati.

“Chi avrebbe mai potuto amare una bestia?” domanda il caro Walt, “Mirabelle La Belle” risponde Noemi Talarico, che sin dal principio se ne infischia del corpo sfigurato di Niklas Das Biest, il suo innamorato.

Trama

Mirabelle e Niklas vivono a Chambord, cittadina francese di pochi abitanti. Qui tutti si conoscono e le voci corrono in fretta. I pettegolezzi sono all’ordine del giorno e si coagulano allo spirito gretto e bigotto dei cittadini che vivono una vita semplice e seguono sempre le stesse abitudini con il grigiore che ne consegue. Quando Niklas arriva da San Pietroburgo si aspettava un’accoglienza diversa, ma il suo aspetto fu subito oggetto di giudizi e pregiudizi che lo spinsero a rinchiudersi sempre più in sé stesso, una chiusura anche verso il mondo esterno incapace di accettare il suo corpo deturpato. Lui stesso è ormai assuefatto dai pregiudizi sul suo conto: “Osservò il suo riflesso e non si riconobbe uomo, ciò che stava guardando era un animale intrappolato. Un leone in gabbia, dove la cella era la sua mente e lui il felino indomito che per quanto ruggisse e azzannasse quelle sbarre non aveva abbastanza forza per piegarle e riconquistare la libertà che tanto agognava” (p. 62). Ma un barlume di speranza si affaccia alla sua finestra, quando, una giovane fanciulla in gita al suo castello lo intravede al di là del vetro e gli sorride, come avrebbe fatto con chiunque altro, ridonandogli la sua umanità e ledendo in parte la corazza che portava dentro e fuori.

Niklas

Niklas era un ragazzo che si mangiava la terra, viveva a San Pietroburgo con la sua famiglia e lavorava come vigile del fuoco. Adorava il suo lavoro, si sentiva un eroe, salvava vite e il fuoco non lo spaventava, almeno fino a quel tragico giorno.La sua vita mutò improvvisamente e lasciò la Russia per trasferirsi in Francia.

E scelta peggiore non poteva fare, ma questo trasferimento era il sogno di qualcuno…

Giunto laggiù costruì un castello, Niklas è un ricco ereditiero e può permettersi più lusso di uno sceicco, beato lui. Che poi non è solo ricco, è anche dolce, gentile e dotato di una cultura al di là del pensabile che cancella all’istante il suo aspetto deforme per metà. Niklas ha un cuore nobile ed è proprio questa sua caratteristica a conquistare Mirabelle. Devo dire però che non ha niente a che vedere con Adam, che sia prima, che dopo esser diventato bestia, è un pomposo arrogante e non fa niente per nasconderlo. Saranno poi i fatati personaggi del castello, dopo l’arrivo di Belle e, soprattutto, l’amore che proverà per quest’ultima a cambiarlo. Niklas invece è già buono di suo, vorrebbe soltanto essere accettato per quello che è senza doversi nascondere per non suscitare terrore negli occhi di chi lo guarda.

Altra cosa, Mirabelle non è per niente spaventata da lui, sin dal principio lo trova bello e attraente, al contrario di Belle, che, come in molti sappiamo, si spaventa a morte appena vede Adam. Certo, le sembianze sono diverse, ma, in un certo senso, ho trovato più realistica la reazione di Belle rispetto a quella di Mirabelle, ma soffermiamoci anche su di lei.

Mirabelle

Mirabelle è nata e cresciuta a Chambord, a differenza dei suoi compaesani sembra avere un cervello e non crede minimamente alle voci sul demonio di Chambord, anzi ne è inspiegabilmente attratta e, quando gli si offre l’occasione per lavorare per lui, prega Mauritio, amico del giovane, affinché l’assuma come domestica. La ragazza ha bisogno di soldi per salvare il padre da una tremenda malattia e lei spera di racimolare la somma necessaria per l’operazione nel giro di qualche mese proprio lavorando al castello di Chambord, visto che col suo lavoro al Bistrot stenta ad arrivare a fine mese. Niklas accetta di assumerla e lei ci va di buon grado, non è terrorizzata, al contrario è emozionata di conoscerlo. La cosa la rende una ribelle, è una che va contro corrente e se ne infischia del giudizio della massa. Dopotutto non ha tutti i torti, quel poveretto poteva aver subito un brutto incidente e a Chambord erano troppo stupidi e ignoranti per intuirlo, tuttavia, la cosa poco credibile è il sesso che le suscita fin da subito. Mi spiego meglio, non metto in dubbio che Niklas fosse attraente, sprigiona anche un certo fascino dato dal mistero, però, se io vedo uno che ha avuto un incidente come il suo l’ultima cosa che penso è portarmelo a letto, forse con il tempo, ma non appena lo vedo. Non so, c’è qualcosa di surreale nello storytelling, ok che è una favola, però avrei voluto veder sbocciare questo amore un po alla volta, avrei voluto che lui fosse più incazzato e che cazzo! Un paese intero l’ha ripudiato perché lo riteneva brutto e inadatto per i suoi occhi, almeno un pò di stronzaggine e diffidenza ci voleva.

E invece no.

Niklas è più dolce del miele. Comunque sia Mirabelle s’innamora pazzamente di lui e se lo vuole pure scopare, fino a quando non ci riesce. E lo credo bene, quel poveretto, dopo sedici anni di astinenza si ritrova una figa di vent’anni nel letto, era del tutto normale che non riuscisse a resistere. Detto ciò Mirabelle è una ragazza molto carina, dolce e brillante, adora la lettura e non ha paura di lavorare, al contrario è ben lieta di farlo. Le manca però il sogno, quello di Belle, che leggeva romanzi per sondare altri mondi, che viveva quelle storie con tutta l’anima e si perdeva nelle pagine dei libri.

(Un po come me!)

Considerazioni finali

La storia non è male e richiama le dinamiche della favola originale, Mirabelle, come Belle, è costretta da Niklas a vivere nel suo castello, i due si innamorano e vissero tutti felici e contenti, c’è anche Chicco, che qui non è la mia adorabile tazzina ma è comunque un super adorabile gattino. C’è Gaston, che vuole Belle a tutti i costi e una new entry, Olivia, la sua migliore amica, che di migliore ha poco e niente. Tuttavia c’è qualcosa che non mi convince, la trama non mi ha conquistato appieno come avrei voluto. Avrei gradito uno spessore maggiore per quanto riguarda i personaggi, almeno i due principali, avrei voluto vedere Niklas non come un bonaccione, questo lato ammansisce anche il suo lato sexy. Quest’uomo più che un innamorato mi sembra un disperato che non vuole restare solo per tutta la vita e non vuole mollare l’unica che finalmente, dopo anni, lo nota, tra l’altro anche una ragazzina eh, lui ha 36 anni, sarei piccola anch’io per lui. Vabbè, diciamo che l’amore non ha età, però la bestia che avrebbe dovuto essere in lui non c’è, Niklas non è una bestia miei cari lettori e, in un retelling della Bella e la Bestia, avrei voluto incontrarla questa bestia, leggere i suoi pensieri, sentire il suo stesso odio contro il mondo e invece niente. Solo qualche scatto brusco verso Mirabelle, poi ha paura che lei se ne va e le racconta per filo e per segno la sua storia. A Niklas manca l’orgoglio tipico di Adam, che pur essendo brutto lo rendeva un fico. Quel suo carattere intrattabile dovuto anche alla solitudine, i suoi modi poco gentili e irruenti, il suo sbattersene altamente se Belle è la ragazza del vero amore.

E poi c’è lei, Belle, tanto graziosa quanto tosta, che ama leggere e sogna una vita spericolata e piena di guai, per dirla con Vasco.

Ecco, tutto questo manca.

Ecco cosa avrei voluto leggere in chiave moderna.

Bene lettori, mi sono dilungata sin troppo, vi lascio alla lettura del Demonio di Chambord, che, nonostante tutto, è molto piacevole.

Dunque, buona lettura!