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Amami come se “non” mi amassi: recensione di Kiss me like you love me

VOTO: 4 STELLE

***ALLERTA SPOILER***

Care amiche mie, amanti del trash e non, a tutte voi che almeno una volta nella vita avete sognato di incontrare l’amore nelle vesti del malessere, che adorate sollazzarvi nei traumi altrui, nelle pene d’amore, nella sottoneria pura, in quel naufragar dolce oltre siepe, bene, a voi, mie care lettrici, mi rivolgo a suon di trombe: leggete Kiss me like you love me, baciami come se mi amassi.

In tutto ciò è quel ” come se” la nota stonata, il calzino fuori posto, la mattonella montata al contrario. È quel “come se” che ci attrae, che urla “leggimi!”, perché si sa, l’amore, quello vero, non piace a nessuno, annoia e rende tutto troppo piatto.

Ma lasciamo la parola ad una regina del trash, lei si che ha capito tutto della vita!
Mi riferisco alla reginetta che ai tempi d’oro di Uomini e Donne scalfì il cuore di tante giovani donzelle con il tasso intellettivo di un moscerino, lei, Giulia De Lellis, quella che ha scoperto di avere le corna (non lo sapeva solo lei) e ha deciso pure di scriverci un libro.

La De Lellis dice: “C’è una cosa che ho imparato, la più grande verità scoperta in questa disavventura: non amate con tutta l’anima chi vi ama solo a modo suo”.

Ebbene, sorella, dillo alla protagonista di questo romanzo, perché lei proprio non ci arriva.

Ma mettiamo da parte i convenevoli e parliamo un po’ della trama.
Sono 5 libri, quindi cercherò di farla il più breve possibile.

Trama

Selene Anderson è una giovane ragazza di vent’anni. I genitori sono separati, il padre, Matt, vive a New York con la nuova compagna, Mia, che ha 3 figli, mentre lei abita a Detroit con la madre Judith. Studia letteratura all’università, ama i libri ed ha un ragazzo, Jared. Il suo rapporto con il padre è incrinato a causa delle innumerevoli corna che lui ha riservato alla madre, ma Matt vorrebbe recuperare l’affetto della figlia, così la invita a New York, nella sua mega villa lussuosa. Selene parte controvoglia, odia il padre, ma la madre insiste affinché risolvano i loro problemi e così prende quell’aereo che di problemi gliene porterà ben altri, in particolare uno, ben più grosso, ben più figo…

Insomma arriva lì e conosce la nuova famiglia di Matt, tutti tranne il figlio maggiore di Mia, lui non è in casa, è a zonzo per New York con i Krew, la banda di teppisti di cui è il leader. Fatto sta, dopo le presentazioni, Selene decide di andare a fare un giro per la città, New York è grande, ma lei si infila in una libreria e si perde tra gli scaffali, fino a quando non si rende conto che è quasi buio e deve rientrare, visto che non conosce la città, ma sulla via del ritorno si imbatte in una banda poco raccomandabile, uno di loro inizia a sfotterla, è lui, il perfido Xavier, il peggiore dei Krew, un altro la lascia parlare mentre una bionda gli sta incollata addosso. Selene lo guarda e… addio cervello, addio ragione, addio mondo, addio tutto.
Perde la testa al primo sguardo.
Lui, quando sente l’indirizzo della ragazza si offre di accompagnarla e quando arrivano a destinazione si scopre che è nientemeno il figliastro di suo padre, il tanto famigerato, quanto attraente Neil Miller.

Ragazze sudo solo a pronunciare il suo nome.

Comunque da qui inizia la loro tormentata storia d’amore, noi invece, proseguiamo con un approfondimento sui vari personaggi, quelli più interessanti.

Neil Miller

Eh sì, cominciamo con lui, il bello e dannato della serie, il pezzo da novanta, quello che quando lo vedi lo immagini uscire dall’uovo di pasqua Lindor, perché sì, quella voce sensuale ti sussurra all’orecchio proprio “un’irresistibile scioglievolezza”, lui, quel maglione Falconeri che ti lascia emozioni sulla pelle e ti avvolge con i suoi bicipiti ambrati, Neil Miller, l’Al Capone del sesso, che non ha un solo “capone” ma ben due…

Ok, i miei pensieri stanno degenerando, proseguiamo.

Neil è una ragazzo problematico. Da bambino ha subito abusi sessuali dalla babysitter e violenza fisica dal padre. Questo gli ha lasciato dei traumi psicologici permanenti. Neil è una vittima della pedofilia, un bambino disturbato, e un uomo distrutto. Usa il sesso per curare la sua malattia perché è l’unico modo che conosce per sopravvivere e per zittire il bambino abusato che lo tormenta anche a 25 anni. Predilige le bionde perché la babysitter era bionda, in questo modo mette a tacere la violenza subita perché adesso che è cresciuto non è più vittima, ma “carnefice” di quella bionda che ha usato il suo corpo, che l’ha traviato alla misera età di dieci anni.

Da tempo ha interrotto la cura farmacologica e la terapia che ha affrontato nella clinica del dottor Lively e si sollazza tra bionde e locali notturni insieme ai suoi amici, intrappolato in un circuito di perversione e dissolutezza, fino a quando incontra lei, la sua Trilli, proprio lei, Selene Anderson, la sorellastra.

Cosa lo attrae di lei?

Non è bionda, non è sfacciata, non ha esperienza, dunque?

Lo dice lui stesso: la sua innocenza.

Selene è la sua isola che non c’è, il distacco da quella perversione che lo ha inghiottito fin da bambino, la sua fata che getta polvere magica su quegli addominali da favola e lo ammalia con i suoi occhi profondi come l’oceano. Selene sa di cocco e sesso dolce, sa di possesso e gelosia, sa di amore, un amore che Neil rinnega e di cui ha paura con tutta l’anima, un amore che alla fine lo fotte, perché si sa che il lieto fine è il migliore per ogni favola che si rispetti, anche per quella di Peter Pan e della sua Trilli.

Perciò, fanculo Wendy, tu sei una cazzo di bionda che non merita il cuore del caro Peter, semmai ti lasciamo a capitan Uncino, ma questa è un’altra storia, perciò andiamo avanti.

Selene Anderson

Lei è sottona fino al midollo, accetta tutto di Neil, pure le corna, si fa usare e strausare (vabbè, ti capiamo cara mia), si fa consumare, dominare, sbattere come una foglia da un uragano, impalare, soggiogare e chi più ne ha più ne metta. Lo giustifica, lo accetta, lo asseconda in tutto, insomma una noia mortale.
Lui se ne innamora perdutamente, ne è persino geloso ahaha ma lei ha occhi solo per lui, l’accecante Neil.

I Krew

Li adoro: Xavier, Luke, Jennifer, Alexia e lui, Neil, il capobanda. Le loro prodezze si snocciolano tra intimidazioni varie, scopate leggendarie, botte e terrore, tanto terrore.

Megan

Mi sta sul cazzo dall’inizio. Anche lei ha subito la stessa sorte di Neil da bambina, ma, mentre Neil la vede proprio come quella bambina che è riuscito a salvare, anche lei, come tutte le altre, lo considera un pezzo di carne da sbranare. Neil le piace e vuole portarselo a letto (ci riesce nel vol. III), vuole il suo bel giocattolino tra le gambe, anche perché ne ha sentito parlare bene per i corridoi dell’università. La Shell vuole propinarci Megan come la versione femminile di Neil, io ve la propino come la versione più strafottente di Selene. Per fortuna alla fine decide di togliersi dalle palle.

Player

Il Player 2511 è un pazzo che minaccia Neil e la sua famiglia attraverso messaggi sottoforma di enigma. A causa sua Selene e Logan, il fratello di Neil, subiscono un incidente stradale, mentre Cloe, la sorellina minore, viene rapita. Il suo obiettivo è quello di vendicarsi di Neil, ma perché? E, soprattutto, chi è? Non ve lo dico ihihihi.Fatto sta che Neil e i Krew affronteranno Player nel vol. III, con la mitica frase introduttiva di Xavier: “È qui la festa?”.

E niente, questi sono i personaggi principali, insieme a Logan, Cloe e Jhon Keller (introdotto nel vol.II) il padre, quello vero, di Neil.

Considerazioni finali

Dunque, amiche mie, ci siamo, la fine della fiera è proprio di fronte a noi e ci attende a braccia aperte. Allora cominciamo: ho adorato questa serie, certo, ho avuto i miei alti e bassi perché non tutti i volumi mi sono piaciuti, l’ultimo, in particolare, mi ha annoiato tanto, stavo per mollarlo, ma poi mi sono imposta di terminarlo, perché volevo conoscere il finale della storia, quello vero. Credo che il finale in sospeso non sia per Neil, ma per qualcun altro, penso Xavier, che ha ucciso Player, ma è solo una mia supposizione.

Comunque cosa penso della Shell?

Allora, la sua scrittura mi piace solo che è ripetitiva fino allo sfinimento e in alcuni punti annoia a morte. Inoltre non ho visto in Neil una crescita reale, boh, sembra abbia sempre 25 anni anche a 38, e questo perché, secondo me, nasce come un personaggio di quell’età e tale doveva restare. Sarebbe stato opportuno che si fermasse al vol. III, capisco che per un’autrice è difficile dire addio ai suoi personaggi ma gli ultimi 2 volumi, secondo la mia opinione, sono stati inutili. Le loro gelosie, le loro incomprensioni, le loro discussioni sono tutte infantili, non sembrano due genitori ultratrentenni, ma due ragazzini impauriti. Escono e devono scriversi un messaggio ogni 3 secondi, tutte le donne vogliono lui e tutti gli uomini vogliono lei, ad una certa viene da urlare “Che palle!”.

Comunque, mie care ragazze, credo che sia giunta l’ora di chiudere questa recensione.
Consiglio Kiss me like you love me?
Sì, assolutamente.
Però ricordate che un uomo, se vi ama davvero, non vi amerà mai a modo suo.

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Recensione: Il rischio di saper osare

Voto: 3,5 stelle

Care amiche, oggi parliamo di romance!

L’autrice del romanzo è una giovane esordiente che si diletta a farci girare le palle, soprattutto quando entra in scena lui, il tenebroso e più che mai geloso, Gabriele, il protagonista della storia.

Ma andiamo avanti e concentriamoci sulla trama.

Trama

Ludovica e Gabriele sono due ragazzi all’ultimo anno di liceo, sono molto amici, ma Gabriele nutre una passione segreta per la ragazza da quando si sono conosciuti. Ripercorrendo lo stereotipo dei romance, il nostro bello e dannato ha un passato torbido, che non vi svelerò perché dovete andare a leggerlo, mentre Ludovica è la classica brava ragazza in ansia per il futuro.

Ma non un’ansia normale e lecita come l’abbiamo tutti, questa povera crista, amiche mie, pensa alla scelta dell’università e le arriva una botta in testa che da il via a un vero e proprio attacco di panico.

Per fortuna non è sola, c’è lui a consolarla, insieme alle sue amiche e al miglior amico di lui, che è il giullare di corte del gruppo.

A rendere il tutto più piccante è un figo da paura, fu Lorenzo, perché si sacrifica per la felicità della sua fanciulla.

Lorenzo è un bel tipetto, quasi quasi avrei voluto fosse lui il protagonista del romanzo, ma poi mi sono rassegnata.

Ciò non toglie che rende lo storytelling più colorito e interessante, innesca un triangolo amoroso provocando continuamente Ludovica, o forse dovrei chiamarla bella addormentata perché si rende conto solo alla fine che tutti i ragazzi sono pazzi di lei.

Il personaggio che più ho amato, invece, è il dolce nonnino di Gabriele, anche lui vittima di una vicenda che non spoilero assolutamente.

Ma andiamo avanti…

Cosa mi ha lasciato questo romanzo e perché ne consiglio la lettura?

Considerazioni finali

Allora, la storia mi è piaciuta molto, l’autrice affronta temi molto sensibili all’interno della trama, temi come l’autolesionismo, la violenza psicologica, la gelosia ossessiva, ma anche quello dell’amore adolescenziale, della spensieratezza di quegli anni e del valore dell’amicizia.

Ludovica è una ragazza dolce, pulita, è un amore, mi ha intenerito tanto, è molto fragile e la sua relazione travagliata con Gabriele la induce a farsi del male.

Credo che uno degli insegnamenti di questo libro è che si può sempre toccare il fondo, ma poi c’è in noi quell’istinto vitale, lo chiamano di sopravvivenza, ma io lo chiamo volontà di potenza, che ci induce a rialzarci da quel baratro in cui tante volte la nostre mente ci spinge.

L’adolescenza poi è un’età problematica, fatta di paure ed insicurezze, che l’autrice ha evidenziato con maestria e una certa consapevezza.

La storia dunque merita davvero di essere letta, il linguaggio è semplice e adatto a tutti, gli intrighi che tanto ci piacciono condiscono la trama, il bello tenebroso è presente all’appello, dunque, non attendete oltre e correte a leggere “Il rischio di sapere osare”.

Osate anche voi come questi ragazzi, osate la vita, osate l’amore e osate il futuro.

Osate!” urla la penna della Haleys, osate vi dico anch’io.

Osate leggere e bere un dito di rum su un terrazzo al tramonto e, quando scorgerete il finale vi renderete conto che l’orizzonte non è poi tanto lontano e che alla fine Nyliæ Haleys vi conquisterà il cuore.

Buona lettura!

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Ti sei fatta trovare, Adeline?

Care, lettrici, oggi parliamo del libro più letto del momento, ossia “Ti ho trovata Adeline”, VOL. I, parleremo anche del Vol. 2, più avanti.

Allora, per prima cosa vi devo dire che mi sento sollevata, pensavo peggio!

Dovete sapere che io non leggo Horror e, quando il libro mi è stato consigliato, avevo una certa ritrosia nell’iniziarlo proprio per via del fatto che l’autrice, al contrario di me, ha una certa passione per questo genere e lo sfodera apertamente nel corso dei suoi capitoli, senza pensare a noi povere fifone. Tuttavia, a parte qualche scena raccapricciante dovuta agli omicidi e ai rituali di cui si parla nella storia, la menzione di qualche alito gelido e un, probabile, demone (per fortuna innocuo) nella sua soffitta, non c’è niente di realmente spaventoso.

Me la sono cavata, dunque, ma andiamo nello specifico del genere, qui siamo dentro un dark romance e, come sapete, qui dentro il trash regna sovrano, ragion per cui sfreghiamoci le manine con bramosia e lecchiamoci i nostri baffi da amanti dello spicy, perché qui dentro, amiche mie, ce n’è a bizzeffe, e non uno spicy soft, no no no, qui siamo proprio in un porno, con tanto di cazzo grosso, il più grosso che esista, e “fica” bagnata ad ogni alitare del protagonista.

Detto ciò, mettiamo da parte i convenevoli e cominciamo la nostra recensione.

Trama

Adeline è una scrittrice molto famosa, non ho ancora capito che romanzi scrive, penso sia una Steven King immaginaria, ma comunque ha un seguito molto ampio, ma non è tutto, Adeline Reilly e anche una figa pazzesca, con un corpo da far girare la testa anche a Padre Pio e un bel paio di occhi grandi e marroni, i classici occhi da cerbiatta, che conquisteranno, senza se e senza ma, il tenebroso ed inquietante protagonista di questo romanzo. Inoltre ha una voce molto sensuale, la voce del sesso, per citare la magnifica Tina Cipollari.

Ma proseguiamo…

Un giorno qualunque, durante un firmacopie, si sente osservata. Alza lo sguardo è incontra quello di un uomo che la fissa a sua volta. Manco a dirlo è un figo pazzesco, alto due metri, tatuato, ha gli occhi di Alessandro Magno e il fisico di un dio dell’Olimpo.

Eh… beata lei direte voi! Ma, c’è un problema grosso quanto una casa, una montagna, un pianeta, non so, fate voi.

Il bellissimo che è rimasto folgorato dalla sua bellezza è un pazzo, psicopatico, stalker, hacker, assassino e chi più ne ha, più ne metta.

Questo dovrebbe spaventare noi lettrici giusto?

Macché, manco a pensarlo! Per noi sapere che tromba con il cazzo di un elefante è miele colato in bocca, quindi, chi se ne frega se squarta la gente e si fa una bella frittata di ossa croccanti, no, noi ci innamoriamo lo stesso, giusto?

Siamo pazze, si sa, ma andiamo avanti.

Adeline abita da sola in un maniero in stile gotico, sito su una scogliera, ereditato dalla nonna Nana. Proprio da sola non è, perché con lei abitano un fantasma che gira per casa e un demone in soffitta, ma a lei sembra piacere questa compagnia, inoltre la sua migliore amica Daya, anche lei un hacker, non la molla un attimo e questo ci rende tutte più sicure perché, casomai dovesse liberarsi il demone della soffitta almeno non è da sola.

Dopo il firmacopie sopracitato, Alessandro Magno inizia a perseguitare Adeline. Invade casa sua di nascosto bevendo il Whisky del nonno e lasciandole un sacco di rose rosse nelle varie stanze (che gesto romantico!), le hackera la videosorveglianza che lei ha fatto installare in casa per la sua sicurezza, e la spia, uccide tutti quelli che ci provano con lei, arriva addirittura a sterminare una famiglia mafiosa di basso rango, certo se fosse stato Al Capone ci avrebbe pensato un po’ su, credo, mozza le mani a quello che le ha fatto un ditalino sulla veranda, insomma, un tipetto tranquillo. Nel corso della trama veniamo a sapere che si chiama Zade, soprannominato Z, e che gestisce un’organizzazione che si occupa di salvare donne e bambini dalla tratta di essere umani (abbiamo a che fare con un eroe!), in particolare debella i giri di pedofilia sparsi per il paese. Questo gli fa onore, ma approfondiremo la questione più sotto.

Ritornando a noi, lo scopo di Zade è quello di fare innamorare Addie di lui e, inspiegabilmente, ci riesce.

Come?Vi starete chiedendo.

“Non lo immaginate?” Vi chiedo io di rimando.

Esatto, si amiche mie, con quello.

Z è un Dio del sesso e, oltretutto, è molto dotato. Le scene spicy presenti all’interno del romanzo sono molto forti, prendono molto il lettore da quel punto di vista.

Sì, Zade è eccitante, ma anche perché non si pone nessun tipo di censura, quello che vuole se lo prende, se la fotte come un bisonte e lei non può fare a meno di restare ammaliata dal suo grosso, grossissimo, membro sempre pronto per lei.

Adesso però vi dico cosa mi ha lasciato questo libro.

Considerazioni finali

Allora, partiamo dal presupposto che una storia, anche se spopola, non per forza deve piacere a tutti, a me nel complesso è piaciuta, però ho trovato la trama molto debole, i protagonisti senza spessore, dialoghi quasi nulli, a parte quelli spicy, e boh, non so, ditemi voi, ma soffermiamoci su alcuni punti:

  1. Zade la vede al firmacopie e se ne innamora perdutamente. Così, la vede una volta dietro il vetro di una libreria e sbam. Mah, già qui la situa fa cagare. Cara Carlton a chi vuoi darla a bere? Ma chi si innamora più ai tempi del globalismo e dei social media, a 30 anni poi, posso capire a 15, ma un trentenne che si innamora come un adolescente in piena carica ormonale di una tizia che non ha mai visto non è credibile, mi dispiace. Che poi lei è anche famosa quindi l’autrice poteva benissimo usare l’escamotage della fama, e invece niente. E non cagate il cazzo con il colpo di fulmine, non esiste il colpo di fulmine! Altra cosa, a inizio trama la Carlton dice che lui la vede in questa libreria e si innamora di lei, quindi io, da lettrice capisco, leggendo, che lui non l’ha mai vista prima a questa proverà crista. Sul finale invece dice che lui la spiava già quando era ragazza. Questa cosa non l’ho ben capita, ma sicuramente sono io l’ebete.
  2. Stalking: ok, lui entra in casa sua, manomettere le sue telecamere, entra nel suo cellulare, ma, scusate, anch’io lo faccio con il mio compagno ahahahaha a parte gli scherzi, allora, Zade fa tutto questo, quindi le fa stalking, però vuole che lei lo ami spontaneamente. Nello stesso tempo la costringe a fargli un pompino, però lei gode nel farglielo, ancora, lui salva le donne dai reati sessuali e poi invece violenta Adeline… e lei vuole essere violentata, cazzo! Cioè, io ora non è che posso darle torto a sta poverina, perché immaginatevi un Rocco Siffredi impersonato da Jacob Elordi con gli occhi di Alessandro Magno, cioè, io gli lascerei tranquillamente la porta di casa mia aperta ahahaha
  3. Spicy: lo spicy è bello crudo, è questo che vale tutto il romanzo (non vi spoilero nulla, vi faccio morire di curiosità ihihih)
  4. Violenza: ce n’è a bizzeffe e Zade è il primo a praticarla, ma quando lei gli chiede perché salva la gente usando questi mezzi lui risponde “perché mi piace, perché voglio farlo”, insomma, io mi aspettavo un motivo più profondo, tipo una sorella stuprata, una madre uccisa, ma niente. Badate bene che a questo punto della trama Adeline è cotta di lui e lo idolatra, ma Zade non è il Dio che pensa di essere figlie mie, per me è solo un pallone gonfiato che si sente un Gesù Cristo, ogni volta che apre bocca mi sta sul cazzo, e lei che lo venera manco fosse il Redentore sceso in terra. Capisco che ti fa venire dieci volte a scopata, però, porca miseria, sei una scrittrice, si presume che tu abbia una certa cultura Adeline, possibile che il senso della vita si trova in un pene grosso 30 cm? Che poi, tutto questo amore di lui nei confronti di lei io non lo vedo, vedo invece una forte attrazione, insomma vuole farsela sì, ma per il resto, tipo, quando la immagina come la madre dei suoi figli, beh ragazze, è ridicolo.

A questo punto credo di aver detto tutto. Consiglio questa lettura? Sì è no, se vi piacciono le storie un po’ strane, sui fantasmi e cose così, allora sì, anche perché, in parallelo alla storia di Adeline la Carlton racconta quella della sua bisnonna, anche lei aveva un suo stalker personale.

Vi lascerà qualche trauma?

No! Io mi sono molto divertita a leggerla, inoltre ho molto apprezzato l’ironia dell’autrice sulle tematiche horror, vi dico che mi ha cambiato un po’ la visuale di questo genere che prima evitavo come la peste, perciò, almeno per me, qualcosa di buono mi ha lasciato.

E voi avete letto Ti ho trovato Adeline?

A presto amiche mie❤️

Segnalazione: Il rischio di saper osare

Care amiche lettrici, oggi voglio proporvi una nuova, accattivante, storia: Il rischio di sapere osare di Nyliæ Haleys.

Questa giovanissima e brillante autrice vi conquisterà già dalla prima pagina, con il suo stile semplice ma incalzante, e l’alone di mistero che circonda i protagonisti.

Ma bando alle ciance e facciamo una domanda più seria, anzi la domanda per eccellenza: ma il libro è spicy? Eh sì mie damigelle, è spicy!

Per la felicità di tutte noi.

Scopriamo adesso cosa ci racconta la Haleys nella sua storia.

Trama

Ludovica Errante ha diciott’anni, è bella, forte, spensierata e sempre con il sorriso sulle labbra, almeno è ciò che mostra, nascondendo agli altri le sue fragilità e paure.Teme di fare la scelta sbagliata, soprattutto per quanto riguarda il suo futuro. Anche se non è sola, e oltre ai suoi amici, c’è Lele che le ha rapito il cuore. Gabriele Costa è il ragazzo perfetto, alto, moro e ricco sfondato. Ha un rapporto travagliato con i genitori e segreti che nessuno deve sapere, tanto meno lei, la piccola ficcanaso dagli occhi blu di cui è da sempre innamorato. Ma un accordo cambierà la sua vita e stavolta sarà difficile salvare la sua anima, perché il buio è tornato a fargli visita più profondo che mai. L’unica via di fuga è lei, ma l’amore a volte non basta.

Riusciranno Ludovica e Lele a sfidare tutti i loro demoni?

Faranno la scelta giusta?

***

Che dire?

La trama già ci stuzzica, ma scopriamo qualcosa in più sull’autrice.

Autrice

Nyliæ Haleys è lo pseudonimo con cui mi troverete, ma per gli amici sono semplicemente Ylenia. Amo i libri al punto da divorare mattoni in pochi giorni. Ho sempre pensato che ci fosse un fondo di verità dietro ogni forma di fantasia e così ho iniziato a scrivere per dargli sfogo e per scappare un po’ da questa realtà. E per chi come me, sogna un amore travolgente.

***

Se volete parlare con lei vi lascio qui i suoi contatti:

Instagram: @nyliae_haleys_stories

TikTok: @nyliae_autrice

TikTok 2: @ylenia_books

Intanto godiamoci un piccolo estratto della sua storia.

Estratto

Dio, voglio davvero che funzioni tra noi due.Tuttavia, l’unica cosa a cui riesco a pensare è che vorrei avere il suo corpo spalmato sul mio, sentirla gemere sotto il mio tocco, venerare le sue forme e farle gridare il mio nome. La desidero più di ogni altra cosa al mondo e lei non mi facilita le cose. Ma da lei voglio anche altro. Voglio essere la persona di cui si fida di più, che si abbandoni completamente a me. Voglio toglierle tutte le insicurezze che ha, perché è una cazzo di Dea, e mi fa impazzire che non riesca a vederlo. Voglio che si senta protetta, stuzzicarla e farla ammattire. Voglio che mi guardi per sempre con quegli occhioni grigi sognanti, pieni di felicità. Voglio fare l’amore con lei per farle capire quanto ci tengo e quanto piacere sono pronto a donarle. Voglio il pacchetto completo. lo voglio tutto di lei, anche se so di non meritarla.

Mi comporto come un idiota geloso. Solo perché lei non riesce a capire quanto sia bella e speciale non significa che gli altri non lo facciano. Ogni volta che la lascio da sola trovo mille sguardi vogliosi puntati su di lei e vorrei gridare al mondo intero che è mia. Sono maledettamente grato di averla nella mia vita. So che se scoprisse alcune delle cose che ho fatto non mi guarderebbe più con gli stessi occhi.

Nemmeno a me piace il mio passato eppure continuo a fare gli stessi errori che i miei genitori mi hanno inculcato.

Forse sono solo profondamente sbagliato.

Forse…

***

Allora, ho stuzzicato la vostra curiosità? Scommetto di sì mie care lettrici. Dunque se non volete perdervi questa nuova lettura, tutta da leggere, premete sul link qui sotto.

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Il libro lo trovate sia in formato digitale che cartaceo su Amazon e potrete anche scaricarlo gratuitamente da Kindel Unlimited.

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L’agenda del sapere: alla scoperta di Socrate

Commento

Cari, Readers, benvenuti in questo secondo appuntamento con “L’agenda del sapere”.

Oggi parleremo, udite udite, di lui.

Rullo di tamburi.

Proprio di lui: Socrate.

Quando pensate a lui immaginate un personaggio eccentrico e sfacciato, un tipo molto intelligente ed estroverso, ma, molto spesso, taciturno e immerso nella meditazione.
Non il classico sapiente devoto alla conoscenza, bensì un uomo nuovo, forse un oltreuomo, perché è lui che fonda le basi, tutte nuove, del filosofare.

Socrate aveva, per così dire, uno strano vizietto: intervistava la gente.

Vi starete chiedendo: ma perché?

Di certo non per farsi i cazzi loro, posso assicurarvelo.

Il suo scopo era la MAIEUTICA.

Tenete a mente questo strano termine perché è un nodo fondamentale della sua filosofia.
La maieutica è pura ricerca della verità mediante la partecipazione attiva del soggetto pensante. L’obiettivo principale è, attraverso il dialogo, rintracciare la vera conoscenza e sputarla fuori; una sorta di parto del sapere che consiste nel raggiungere l’essenza della conoscenza.
Ed è proprio quello che faceva il nostro Socrate.
L’antico saggio interrogava i giovani e li spingeva al ragionamento, permettendo loro, mediante intricate elucubrazioni, di arrivare al vero concetto del pensiero.

Un parto delle menti, una nascita della conoscenza.

Ovviamente questo non andava a genio ai politici del tempo, che lo accusarono di corruzione dei giovani, una condanna, insieme a quella di non credere agli dei, che lo porterà al processo e, infine, alla condanna a morte.

Ma perché gli fu fatta anche questa seconda accusa?

In che senso, Socrate, non credeva agli dei?

Ritorniamo indietro, ad un altro punto cruciale del suo pensiero.
Socrate è famoso per la frase “Conosci te stesso” , massima religiosa iscritta nell’antico tempio di Delfi.
Questo imperativo suggerisce all’uomo di conoscersi, nel senso di conoscere la propria anima, il proprio sé, al fine di elevarlo alla sua vera essenza, permettendogli di rifiorire in una versione più alta, che vada ad edificare l’esistenza dell’individuo.
Per farlo, occorre un lungo lavoro interiore, depennare le conoscenze e le tradizioni acquisite e volgersi al mondo con occhi nuovi e scrutatori, come un fanciullo alla continua scoperta del reale, basandosi sulla umile locuzione IO SO DI NON SAPERE, formula, che, a dire di Socrate, costituisce la chiave della gnoseologia.

La vera conoscenza, dunque, in barba agli empiristi, deriverebbe dall’interno, dall’anima, e non dall’esterno.
L’anima, il sè, quel demone che guidava Socrate nelle sue scelte e a cui Socrate, spesso si appellava.
Ecco spiegata l’accusa.
Questo demone socratico, per cui gli è valsa la vita, altro non era che la voce della coscienza, ma, miei cari lettori,  a quei tempi Freud non era ancora nato.

Come ben sappiamo, Socrate morì nel 399 a.C.

Platone ci ha lasciato un’importante testimonianza scritta in merito all’episodio, ossia l’Apologia di Socrate, che affronteremo nella prossima “Agenda del sapere”.

Detto ciò, spero di aver stimolato, anche solo un pochino, la vostra curiosità. Se così è stato, vi consiglio questa splendida lettura che esamina nel dettaglio Socrate e  il suo affascinante pensiero.
Non mi resta che augurarvi una buona lettura!

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Segnalazione

Cari Readers, oggi volevo segnalarvi l’uscita di questo nuovo, avvincente, romanzo.

Sinossi

Hirashima Maeda, un veridico estimatore della consuetudine e del gioco d’azzardo, fa della sua vita una costante, intera scommessa. Ma, quando l’incombente imprevedibilità, da lui perennemente e boriosamente ignorata, paleserà dinanzi a quelle iridi inavvedute e supponenti, la partita più ardua da trionfare, tutto muterà drasticamente.

Autrice

Bloodseas, pseudonimo di Chiara Del Giudice, nasce a Napoli nel 1997. Scopre la passione per la scrittura e la lettura fin da bambina. A seguito del diploma in Scienze Umane, ottenuto presso l’istituto “Giuseppe Mazzini”, abbandona definitivamente l’idea di perseguire un percorso universitario per intraprendere la carriera nell’ambito della moda. Nel settembre del 2020 inizia a scrivere il romanzo “Come cenere nel vento”, che è la sua prima pubblicazione.

Link d’acquisto

Cartaceo https://www.amazon.it/gp/aw/d/8830662364/ref=tmm_pap_swatch_0?ie=UTF8&qid=&sr=

Kindle https://www.amazon.it/gp/aw/d/B0BMTKNMQH/ref=tmm_kin_swatch_0?ie=UTF8&qid=&sr=

Pronti per immergervi in questa nuova avventura?

Non perdetevi, dunque, “Come cenere nel vento”.

Buona Lettura!

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Segnalazione

Il conte sarà mio

Cari lettori, ma soprattutto voi care lettrici, oggi voglio segnalarvi l’uscita del nuovo romanzo della brillante autrice che sta conquistando il web Daniela Serpotta.

Disponibile su Amazon in versione cartacea e digitale “Il conte sarà mio”, un nuovo romance tutto da leggere.

Sinossi

Lei lo considera un fannullone e lui ne critica il comportamento poco signorile.

Londra, 1855 Johanna è la seconda figlia del vecchio conte di Rutland.

È uno spirito libero e indipendente che ha dedicato la sua vita ai libri e alla gestione della tenuta di famiglia.

Ma c’è un nuovo erede a cui appartengono le terre che lei ama tanto.

Philip Manners è il nuovo conte di Rutland, proviene dall’esercito, e l’ultima cosa che si sarebbe mai aspettato era di diventare un membro della nobiltà. Tra i due sono subito scintille.

Dall’autrice di “Un matrimonio combinato” ecco a voi il secondo capitolo della saga, tutto da leggere.

Non perdetevi dunque

Il conte sarà mio

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La favola romantica del “Fabbricante di Lacrime”

Voto: + 5 stelle

Recensione

“Non puoi mentire al fabbricante di Lacrime”.

Non puoi mentire perchè lui conosce tutti i tuoi segreti, tutti i tuoi pensieri, tutti i tuoi desideri nascosti nel profondo.

È un mago il Fabbricante di Lacrime, possiede un potere antico quanto il tempo, il potere di risvegliare le emozioni.

Non è cattivo il Fabbricante di Lacrime, è soltanto il depositario di un dono, un dono che per una manciata di bambini rinchiusi un orfanotrofio può scatenare paura.

Le lacrime fanno paura.

I bambini lo sanno che le lacrime sono cattive.

Solo da grandi capiranno il grande segreto del Fabbricante di Lacrime, comprenderanno la sua missione, sveleranno il suo mistero, e quel lupo solitario dagli occhi neri riuscirà ad amare liberamente la sua piccola falena dallo sguardo d’argento.

Trama

Rigel e Nica sono due ragazzi di diciassette anni che hanno vissuto la loro infanzia al Grave, un orfanotrofio dimenticato di una piccola cittadina americana.

Lei porta il nome di una farfalla, lui quello di una stella.

Dopo anni trascorsi a sognare una famiglia che l’adottasse, finalmente quel giorno arriva. Anna e Norman scelgono lei anche se ha già diciassette anni e parla da sola. Nica è felice, finalmente avrà la sua famiglia, lascerà quel luogo di sofferenza e vivrà serena.Tutto le sembra un sogno, quando la melodia di un pianoforte attira l’attenzione di Anna.

E il sogno di Nica va in frantumi.

Rigel è lì, bellissimo ed etereo, sembra un angelo, ma Nica conosce il suo vero volto. Rigel è cattivo e spietato, ma Anna non lo sa, così li adotta entrambi. In realtà Rigel non è il mostro che si era disegnata Nica nel corso degli anni, questo ragazzo riservato e solitario nasconde più di un segreto che Nica scoprirà col tempo.Da qui inizia la storia, e che storia amiche mie.Ma conosciamoli meglio, conosciamo Rigel e Nica.

Rigel Wild

Wilde, solo il cognome è pura melodia per le mie orecchie, ma lasciate che vi parli di lui, della sua sfrontata riservatezza, del suo carattere di merda, del suo viso angelico e dei suoi occhi neri. Rigel è uno stronzo, ma non il solito stronzo, la sua stronzagine ha una marcia in più. Rigel è semplicemente perfetto, il bello e dannato per eccellenza, il classico bad boy che fa perdere la testa anche alla Madonna.

L’ho adorato.

Ha occhi neri e felini ed è un figo pazzesco, ma il trauma che ha subito da bambino lo spinge a chiudersi dentro se stesso, a rifiutare il mondo esterno, i legami, l’affetto. La tutrice del Grave, Margaret, lo ha trovato sulla porta dell’istituto quando aveva soltanto una settimana e lo ha battezzato con il nome della stella più lucente della costellazione di Orione, Rigel appunto. Lui era il suo prediletto, era quel figlio che aveva sempre desiderato e a cui riservava ogni briciola del suo affetto. Per gli altri bambini dell’istituto, invece, c’erano soltanto schiaffi e punizioni, punizioni indicibili che hanno causato traumi indelebili in quelle piccole anime in crescita, anche in quella di Nica, che, a causa sua non riusciva a dormire la notte.Rigel la odiava per questo, la odiava perché faceva del male all’unica persona che amava veramente, all’unica che fosse riuscita ad entrargli dentro senza più uscire, Nica. L’aveva sempre amata, dal primo giorno in cui l’aveva vista, ma non poteva amarla, non voleva amarla, un lupo e una falena non avrebbero mai avuto futuro.Lui era malato e lei era così delicata che non avrebbe mai potuto comprendere il difetto che si portava dentro dalla nascita.Così aveva sempre represso questo amore, aveva cercato di annientarlo, senza risultato purtroppo. È così, quando aveva scoperto che Nica sarebbe stata adottata, si era fatto scegliere anche lui. Doveva starle accanto, doveva continuare a proteggerla silenziosamente, come aveva sempre fatto fino a quel momento. Sarebbe sempre rimasto al suo fianco, per lei e per lui che aveva i suoi occhi impressi nel cuore.

Nica Dover

Nica Dover è l’incarnazione vivente della delicatezza e della bontà, in tutte le sue sfumature. È una ragazza dolce, gentile, fluttuante, come il nome che porta, il nome di una farfalla, e come una farfalla svolazza nel petto di Rigel, si posa placida sul suo cuore e lo avvolge con le sue ali colorate. Lei, a differenza di lui, ha subito abusi da parte della tutrice che hanno lasciato un trauma incancellabile dentro e fuori di lei, ma non ha mai smesso di sorridere alla vita, di sperare, di sognare un futuro a colori e una famiglia con cui dipingerlo. Non riesce a credere che Anna abbia scelto proprio lei, solitamente, i futuri genitori si soffermavano sui più piccoli, lei invece era ormai un adolescente, eppure, quella delicatezza aveva catturato l’attenzione di Anna, la donna più amorevole del mondo, e l’aveva spinta a sceglierla. Rigel non faceva parte del suo quadretto felice, lui era il male, lui era il lupo che la prendeva sempre in giro quando erano piccoli, che le tirava i capelli, la spintonava e rideva di lei.

Perché adesso era lì?

Perché si era fatto notare?

Nica l’avrebbe scoperto presto, quando le sue mani violente si sarebbero adagiate su di lei con… delicatezza.

Oh Dio, delicatezza…

Rigel non è certo una piuma, se la scopa e pure bello violento, peró cerca di dominare i suoi impulsi bestiali. Perché la ama e non vuole farle del male, perché vuole proteggerla persino da sé stesso.

Ed ecco che la favola del lupo e della falena prende vita.

Considerazioni finali

Miei cari lettori, l’ho letteralmente ADORATO!

Lo stile poetico e scorrevole della Doom mi ha preso, mi ha coinvolto e mi ha catturato.

Il Fabbricante di Lacrime è uno dei romanzi più belli che abbia mai letto, mi ha fatto piangere, mi ha fatto ridere, mi ha fatto arrabbiare e mi ha fatto innamorare, perché, come scrive Erin Doom, tutti noi abbiamo il nostro Fabbricante di Lacrime, ognuno di noi ama qualcuno così intensamente da farci piangere di gioia, dolore, tristezza e felicità.

Concludo col dirvi che non potete perdervi questo Romance, tanto avvincente e coinvolgente, non potete perdervi questa favola moderna che ha come protagonisti un lupo e una falena.

Sulla strascico della Bella e la Bestia si srotola un raffinato velo di seta, quello del Fabbricante di Lacrime.

Buona lettura!

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Dio si è fermato sulla linea Gustav: lo scontro finale

Voto: + 5 stelle

Recensione

Quando il talentuoso autore di questo romanzo, Michael Casetta, mi ha contattato chiedendomi una valutazione del suo libro non sapevo ancora che mi sarei trovata tra le mani un’opera d’arte in prosa. Gentilmente, ho confermato la mia disponibilità, ma per via della lunga fila di letture di cui era stata chiesta la mia attenzione, ho lasciato in stand by questo testo di cui ancora non avevo neanche letto il titolo. L’altro giorno, scorrendo la mail alla ricerca di “Orme”, quella che doveva essere la Lettura Esordienti di gennaio, mi sono imbattuta in questo titolo che, senza un reale motivo, sarà per via della mia nota formazione storico-filosofica, ha catturato all’istante la mia attenzione. Così, seguendo l’intuito, ho messo momentaneamente da parte il libro che avrei dovuto recensire per dedicarmi a questo.

E scelta migliore non potevo fare!

Cari lettori, questo romanzo è un piccolo gioiello da custodire con gelosia nella propria libreria, un testo che oltre alla mia attenzione, meriterebbe quella di voci ben più autorevoli del panorama letterario italiano. Mi domando come ancora non sia enumerato tra i primi posti delle classifiche dei libri più venduti, non solo lo merita, ma gli spetta di diritto per diverse ragioni: l’argomentazione principale del romanzo, l’impostazione della trama, il linguaggio per tutti e per nessuno, la sintassi, la grammatica perfetta, la scrittura stessa, superba, affascinante, effimera e al contempo fissata in eterno mediante quell’inchiostro che ne mostra il contenuto.

Dio si è fermato sulla Linea Gustav è, secondo la mia opinione, un capolavoro della letteratura, struggente e doloroso, osceno, crudele e agghiacciante. Terrorizza e inquieta, un terrore esistenziale che pone il lettore a confrontarsi con sè stesso, con le sue credenze e tradizioni, con la sua storia. La sua funzione catartica, tuttavia, addolcise la lettura, la fa sembrare un’opera di fantasia, un incubo dimenticato al risveglio, un ricordo lontano, sfuocato e deforme. Come un novello Richter, anche Casetta si sveglia di soprassalto e capisce che Dio non è morto realmente, che si era trattato soltanto di un brutto sogno e osserva il sole al tramonto rincuorato, un tramonto che simboleggia la morte, non solo del divino, ma anche dell’uomo. Il pianto di Cristo nella chiesa dinnanzi ai bambini deceduti che chiedono del loro Padre (Discordo del Cristo morto e altri sogni di J.P Richter) muta in un singulto lontano, perso nei meandri di una dimensione surreale. E noi, poveri orfani del Padre Celeste, nell’epoca dell’alta tecnologia, siamo in grado di risollevarci dal dolore con l’aiuto della madre, lei non è morta, lei è viva, la madre Terra e tutto ciò che incarna coesistono nel frutto più alto da essa generato: l’umanità.

Trama

Alle soglie della terza guerra mondiale, il tema trattato in questo romanzo risulta attuale e ricco di senso. Purtroppo il genere umano ha dimenticato troppo presto la sofferenza, la fame, la crudeltà, l’indifferenza e il sangue versato. È bastato il benessere del ventunesimo secolo, votato al consumismo e all’apparenza, a spazzare via la memoria e la dignità umana. Libri come questo, forgiati nella testimonianza, ci fanno ricordare la spietatezza della guerra e tutto l’orrore che ne consegue. Quando si leggono simili parole la memoria, seppur soltanto tramandata, riaffiora violenta e spinge la mente a ragionare, a capire, a indagare come sia possibile, oggi, negli anni della massima civiltà, ricadere in quell’oblio d’ignoranza e scelleratezza.

Ma continuamo con la recensione.

Innanzitutto, per chi non lo sapesse, la Linea Gustav, era una linea di confine che spaccava l’Italia in due, il sud degli Alleati contro il nord di Hitler. Essa era composta da una serie di fortificazioni voluti proprio da Hitler ed eretti nel 1943. In questi anni la guerra volgeva al termine e una nuova speranza si affacciava nell’animo degli italiani, vessati da un lungo periodo di sofferenza. Gli Alleati stavano avendo ragione dei tedeschi e tutto volgeva al meglio, mai nessuno avrebbe pensato che tra quelle fila di soldati, considerati eroi e portatori di salvezza, si nascondesse, in realtà, un gruppo di carnefici votati all’assassinio e all’abuso di qualunque cosa avesse forma umana.

Ed ecco che la denuncia di questo libro prende vita, un racconto triste e amaro, atto a dimostrare come la violenza sia priva di qualsivoglia limite; umano, animale, bestiale, perché quegli esseri non erano uomini, non erano bestie, bensì fiere infernali votate alla distruzione del vivente.

Il romanzo inizia con la scoperta, da parte di un giovane scrittore, di un volume antico nascosto nella soffitta della sua nuova casa. Questo libro, dalla copertina finemente lavorata, seppur vecchio, è totalmente incolume al tempo, sembra addirittura nuovo. Spinto dalla curiosità, lo scrittore agli esordi della sua carriera, lo apre e inizia a leggere una storia, anzi diverse storie, riferite a quei giorni di delirio. Eventi tragici, atti osceni, violenza e terrore scorrono sotto i suoi occhi, sconvolgendo il suo animo. Quel libro parla di quelle che sono passate alla storia come “marocchinate”.

Badate bene, lo scopo del romanzo di Casetta, non è indurre al razzismo, ma parlare di un particolare periodo storico realmente accaduto. Se cercate sul web si trovano varie fonti inerenti all’argomento, studi e testimonianze che riportano tutte le violenze subite dagli italiani in quei mesi di “liberazione”.

Casetta immagina una lotta tra il bene e il male, tra Dio e Satana, ecco cosa scrive: “Chi peggio dei tuoi figli, lasciati al libero arbitrio, può cagionare più dolore di quello che potrei causare io, Signore della luce? Tuonò il Signore del Male” (p. 9). I due eserciti soprannaturali raggiungono l’apice del conflitto proprio sulla linea Gustav, la linea di congiunzione e separazione delle compagini in battaglia. Tuttavia, il vero male, l’esercito schierato dal Signore delle tenebre, non sono i Tedeschi ma i liberatori. Travestito di sfavillante salvezza inganna gli innocenti, il vero e proprio esercito della Luce, figli di Dio violati dall’anima alle ossa. “Dio amareggiato guardava i suoi figli affogare nel sangue, affamati del sangue dei propri fratelli, tormentati da una nube nera che non gli permetteva di alzare lo sguardo al cielo […]. Lucifero […] soddisfatto, stupefatto e invidioso di come quegli esseri siano in grado di insegnare crudeltà anche a lui” (p. 10, 11). Gli artefici di tanto dolore furono i Goumiers, soldati coloniali francesi, che armati di un lungo coltello (la Koumia) seminarano morte, violenza e terrore. Casetta sostiene siano esseri senz’anima, in riferimento alla lotta divina da lui immaginata. La città di Esperia fu la più colpita dalla loro furia omicida e dissanguatrice, ma il primo ad averne prova fu un innocente bambino di nome Pietro, ucciso a colpi di coltello e gettato da un dirupo. Nell’altro mondo, la terra di confine tra il vivente e il non vivente, a Pietro verrà assegnato il compito di testimoniare questi crimini e trascriverli in un volume per mano di Annetta, una bambina abusata sessualmente dai Goumiers; Casetta scrive: ” Per Annetta era stato scritto un altro destino: sarebbe divenuta la rappresentante vivente di Pietro, all’arrivo di San Michele avrebbe accolto e raccolto tutte le sofferenze per tramandarle ai posteri affinché tutti sappiano e nessuno dimentichi il prezzo della libertà pagato dall’uomo” (p. 29). Depredata gran parte dell’Italia meridionale i Goumiers si spingono alle porte di Roma, intenzionati a conquistarla. Ma è proprio sul suolo della città santa che le forze del male perdono la loro potenza, si affievoliscono, e inizia la ripresa della forze celesti. La voce del Papa scatena un miracolo inaspettato e Dio vince una guerra data già per persa: ” Papa Pio XII ammonì gli eserciti combattenti “Chiunque osi levare la mano contro Roma, si macchiarà di matricidio”. Con queste parole gli uomini sembrarono svegliarsi dal torpore che lo aveva attanagliati per tutta la prima metà del XX secolo e volontariamente scelsero la non belligeranza per risparmiare Roma” (p. 50). Ormai, era solo questione di tempo prima che il male soccombesse al bene e il buio fosse riempito dalla luce: “Ormai numericamente inferiori e quasi demotivati si decise il loro ritiro per evitare una completa disfatta delle forze malvagie” (p. 52).

La guerra era terminata, la salvezza era sopraggiunta, questa volta per davvero, perché emanata da Dio e non dagli uomini, figli del peccato e della crudeltà.

Considerazioni finali

“Dio si è fermato sulla linea Gustav” è stata una lettura lacerante, mi ha lasciato dentro una sofferenza non mia, un dolore che nessuno dovrebbe mai provare. Consiglio la lettura di questo meraviglioso romanzo e il suo approfondimento attraverso altre fonti per non dimenticare l’umiliazione, la sofferenza e la dignità di quella nostra gente violata fino alle ossa, sotto la carne, nelle pieghe più profonde dell’anima, dove la coscienza sorge e le emozioni si aggrovigliano intorno ad un’angoscia esistenziale in grado di spegnere l’ego gonfiato che domina il ventunesimo secolo.

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La cattura “orchestrata” della sposa

Voto: 2 stelle

Recensione

Ed eccomi con una nuova recensione. Devo dire che mi ci voleva proprio una lettura leggera e divertente e questo romanzetto regency mi ha distratto per un pò. Nulla di originale o sconvolgente, la classica storia d’amore sdolcinata e peperina con il solito finale scontato.

Devo ammettere che queste letturine, seppur divertenti, mi hanno un pò stancato. Certo, “il vissero felici e contenti” era palese ma le dinamiche non cambiano. C’è il solito nobile figo e sciupafemmine e la solita pudica e ingenua fanciulla, che non conosce minimamente l’amore e soprattutto l’anatomia maschile che una volta scoperta diventa una droga. Ovviamente nulla da biasimare, manca però un filo d’ingegno in quelle testoline spacciate per grandi teste. Comprendo l’epoca d’ambientazione e la posizione delle dame in questo contesto, ma caspita mi manca Elizabeth Bennet e il suo carattere focoso, la sua intraprendenza, il suo sarcasmo, la sua innocenza arguta, il suo acume rivoluzionario e tempestoso. Queste protagoniste sono tutte uguali, per lo più piatte, con la mera funzione di scoprire il piacere.

Sinceramente, fossi un editore, boccerei all’istante un romanzo del genere, ma comprendo la fetta di lettori, anzi lettrici, a cui vengono proposti.

Quando ho letto il titolo di questo romanzo mi era parso originale “La cattura della sposa” non era il solito “duca” di qua “marchese” di là, ma mi sbagliavo.

Chissà a cosa stavo pensando quel giorno! ahahah

Dovevo aspettarmelo!

Va bene, procediamo con la recensione.

Trama

Grace è una giovanissima ereditiera sotto la tutela di uno zio avido e codardo, devoto esclusivamente al lusso e alla bella vita.

È sposato con la pacata zia Elsie, a cui Grace è molto affezionata. La povera donna vive in miseria per consentire al marito di vivere la sua vita mondana. Circa un mese prima del compleanno di Grace, momento in cui la fanciulla compie 21 anni e non sarà più sotto la sua tutela, al fine di trarne un profitto economico, stipula, in nome della nipote, un fidanzamento combinato con uno che ha ucciso la moglie spingendola dalle scale, tale Worthington, noto per il temperamento crudele e spietato. A questo punto la fanciulla implora lo zio di annullare questa follia ma quello, accecato da una ricombenza in denaro che il futuro marito di Grace elargirà dalla sua stessa eredità dopo le nozze, non ne vuole proprio sapere. È a questo punto che la dolce e tranquilla zia Elsie elabora un piano che permetterà alla fanciulla di fuggire e incontrare l’amore della sua vita, l’affascinante quanto misterioso visconte Nash.
Da qui tutto ha inizio amiche mie, l’atmosfera si scalda e le scene hot dominano la trama fino al gran finale.

Nash

Noto semplicemente come Nash, figlio di un noto visconte, è stato disconosciuto dal padre quando aveva circa 24 anni perché spendeva soldi a manette al gioco d’azzardo.

Come dare torto a suo padre?

Ma lui si sente pure tradito e abbandonato dalla sua famiglia e si rifugia nella villa dove ha trascorso l’infanzia, ora abbandonata e pericolante. Sarà lui a sistemarla nel corso del tempo e a renderla in parte abitabile.Tuttavia è sempre a corto di denaro, sopravvive a malapena e, quando il suo amico dai tempi dell’università, Guy, gli propone un accordo lavorativo alquanto bizzarro accetta senza esitazione. Intraprende così una nuova avventura che lo porterà a conoscere proprio Grace, la razionale e curiosa fanciulla che gli ruberà, letteralmente, anima e corpo.

Grace

Grace è una ragazza originale e molto intelligente. Ha trascorso l’infanzia con suo padre che l’ha istruita a dovere su ogni argomento possibile, anche nell’uso delle armi, per fa sì che sua figlia, una volta cresciuta, fosse stata in grado di badare a sé stessa. Quando suo padre è morto è passata sotto la tutela dell’avido e perfido zio.

Grace non è una fanciulla prorompente, al contrario è molto minuta, sia di statura che fisicamente, si crede poco attraente, perciò pensa che nessun uomo voglia sposarla in virtù del suo aspetto. Dunque, aveva pensato che, una volta diventata maggiorenne e riscossa la sua eredità, sarebbe andata a vivere da qualche parte con sua zia Elsie, l’unica persona in cui ha trovato conforto dopo la morte di suo padre. Possiede un gatto, Claude, che non abbandona mai e porta sempre con sé. Claude è il suo migliore amico, l’ha salvato da un fiume e da allora non si era più separata da lui.

Grace è molto razionale, cerca sempre la spiegazione di ogni cosa, analizza le situazioni, i luoghi, le persone e prende sempre appunti su tutto. Per lei, dietro ogni cosa si nasconde una ragione, fino a quando non incontra Nash ovviamente. Lui è un totale mistero per lei, lo analizzerà da cima a fondo, ma i suoi muscoli abbronzati e la sua mascella maschia spegnerà la luce della mente lanciandola nel buio ancestrale dell’istinto. Sarà lui a farle comprendere che alcune cose non hanno logica e che “Il cuore ha ragioni che la ragione non conosce”.

Considerazioni finali

“La cattura della sposa” è stata una lettura divertente e leggera, utile per allontanarsi per un pò dalla solita routine e passare qualche ora in compagnia di questi curiosi personaggi dal cipiglio tipicamente inglese.

Per chi cerca una lettura profonda e struggente consiglio di passare oltre, ma se volete divertirvi un pò questo libro fa al caso vostro mie care signore.

Lo storytelling, seppur rispettando i canoni del regency, è ben piazzato, la scrittura presenta qualche refuso, ma niente di orripilante, solo qualche svista, mentre il linguaggio è semplice e scorrevole, direi adatto a tutti. Le scene passionali sono molto focose, più centrate a svelare il piacere di lei che quello di lui.

Dunque mie care lettrici la scelta è vostra e, se siete appassionate del genere, non potete fare a meno di leggere “La cattura della sposa”, buona lettura!

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