L’autore dei nostri giorni che ho preferito in assoluto è Dan Brown, di lui ho letto quasi tutto e Robert Langdon è diventato un mio caro amico durante i freddi pomeriggi invernali. Sono banale, lo so, ma il libro di Brown che più ho adorato e che rileggo volentieri è il “Codice da Vinci”, con una trama avvincente e un mistero, il mistero dei misteri direi, che si dispiega nella trama attraverso il genio logico del mitico professore, esperto di simbologia e arte.
Ho già detto che l’ho adorato?
L’acume intellettuale di Langdon si ingegna nella risoluzione di un fitto intrigo enigmatico volto alla sensazionale scoperta del Graal.<br>”La linea della Rosa” attraversa il globo, dall’America alla Francia, dalla Francia all’Italia, dall’Italia all’Inghilterra e infine di nuovo in Francia.
Tutto inizia e tutto finisce al Louvre, il museo dei musei, un angolo d’arte da cui promana il genio artistico per eccellenza. Filosofia su tela, poesia adagiata su pareti di storia.
Il “Codice da Vinci” è sicuramente un romanzo avvincente, ma non è solo questo. Leggendolo si assapora l’enigma in ogni sfumatura di colore impresso su tela, in ogni pietra lavorata a formare una statua, in ogni scritto che cela un mistero nascosto. La rivelazione è la vera protagonista della storia, una rivelazione religiosa ma anche letteraria che sfocia in un finale mozzafiato. La teoria di Brown sul Graal, frutto di numerosi studi, è alquanto intrigante, in chiaro contrasto con la dottrina ecclesiastica.
Non farò alcun accenno alla trama, che tutti conosciamo, dico soltanto che crea nel lettore una curiosità insolita per un tema trattato da secoli, rivisitandolo in chiave rivoluzionaria.
Lo so, mi sono dilungata molto su questo romanzo, ma non potevo non parlarne, non qui sul mio blog.
Altri scritti dell’autore americano che mi sono piaciuti molto sono “Angeli e Demoni”, “Il simbolo perduto”, e “Inferno”, mi ha convinto poco, invece, la sua ultima opera “Origin”, molto incentrata sulla descrizione dell’intelligenza artificiale e poco rivolta al tema predominante dello scritto, ossia “Chi siamo?” e soprattutto ” Da dove veniamo?”, a cui lo scrittore ha dedicato qualche pagina verso la fine. Anche l’estro intellettuale di Langdon qui appare fiacco, quasi stanco dinanzi alla sua amata arte. Nulla a che vedere, dunque, con il “Codice da Vinci” così brillante ed intenso.
Brown resta comunque uno degli autori moderni che ho più apprezzato nel vasto mondo letterario moderno e che vale la pena leggere. Uno scrittore la cui penna trasmette un certo fascino trasportando il lettore nel suo mondo di simboli e storia.