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Una “fiabesca” Novella di Natale

Recensione

Una novella che richiama lo spirito fiabesco del natale, popolata da elfi, gnomi, renne e dall’immancabile Santa Clause, il vero motore del natale. La storia mi ha molto divertito, in particolare i monologhi mentali della protagonista, una svogliata ragazza di città costretta a passare il Natale in campagna dalla nonna che non vede da diversi anni. Nel racconto si intersecano storie diverse, ognuna con il proprio filo conduttore, ma alla fine tutte convergono nella grande scia lasciata al suo passaggio dalla magia del Natale.

Trama

Sissy, all’anagrafe Sibilla, è una ragazza di ventidue anni che, come tutte le giovani ragazze di questo secolo, non crede alle favole sul Natale e sogna di passare le feste in giro per locali con le amiche e a fare shopping, spendendo tutti i soldi della tredicesima. Lavora come commessa al centro commerciale e vive nel frastuono di una grande città. Non è abituata al dolce silenzio della campagna, all’atmosfera tranquilla di un paesino tra le montagne imbiancato dalla neve, al mercatino, ai paesaggi mozzafiato e al calore della gente che incontrerà. Parte svogliata, con la convinzione che si annoierà a morte, ma, lungo il tragitto uno strano ed inaspettato contrattempo la porta a prendere una via secondaria, un varco aperto appositamente per lei che la condurrà nel fatato mondo dei boschi. Qui, in preda al panico, farà la conoscenza degli elfi di Babbo Natale, disperati per la sparizione di quest’ultimo in preda alla depressione, che imploreranno il suo aiuto per cominciare le ricerche.
Un aiuto già previsto dall’oracolo elfico.
Sibilla, dapprima incredula, deciderà di imbarcarsi in quest’avventura, a patto però di poter raggiungere la nonna che la stava aspettando da tutto il giorno e così si accordano per iniziare le ricerche il giorno successivo.
Da qui inizia la storia, stravagante, ma molto avvincente.

Personaggi

Sibilla è una ragazza cinica, crescendo ha perso quell’ingenuità fanciullesca che la caratterizzava da bambina e anche l’affetto per la nonna era scemato nel corso del tempo. Tuttavia l’amore che provava per lei riaffiora più forte e deciso nel corso della trama, fino all’espressione di un desiderio che toccherà il cuore.

Nonna Mema si sente triste e sola, ma, quando Sibilla compare sulla porta di casa la speranza riaffiora nel suo anziano cuore. Attraverso piccoli gesti e dolci attenzioni riscoprirà il legame con Sibilla, perso quando la nipote aveva dieci anni. La nonna era andata via a causa delle incomprensioni caratteriali con la nuora, ma col tempo aveva compreso che anche lei aveva sbagliato atteggiamento e, dentro di lei, aveva perdonato la madre di Sibilla.

Nicla è una ragazzina tutto pepe triste perché i genitori stanno per divorziare. È molto esuberante e coraggiosa e aiuterà Sissy nella ricerca di Babbo Natale. Il suo scopo è quello di passare dalla Grotta dei Desideri per depositare la sua letterina di Natale e lo farà con l’aiuto della sua nuova amica.

Considerazioni finali

La storia è molto bella, mi ha commosso il finale che vede intensificarsi l’affetto di una nipote negligente per l’anziana nonna che non ha mai smesso di volerle bene e portava nel cuore quella bambina che aveva dovuto lasciare a causa dei problemi tra adulti, problemi che una bimba non era in grado di capire, come la piccola Nicla, triste per la separazione dei genitori. Il lieto fine arriva anche per lei perché Gloria e Gabriele, la mamma e il papà della piccola, alla fine decidono di restare insieme e portare avanti la loro famiglia, nonostante le incomprensioni intercorse negli anni del loro matrimonio. E poi c’è Babbo Natale, intristito dalla piega materialista insita nell’animo dei bambini moderni che nelle loro letterine pretendono giocattoli di ultima generazione senza neanche dire grazie. Ciò lo spinge ad abdicare dal suo ruolo di Santa Clause, fugge con la sua supercar, ma un terribile incidente gli fa perdere la memoria. Per fortuna Noel non è solo, ci sono i suoi fidati elfi, uno gnomo curioso, le renne e anche Sibilla, disposti ad affrontare rocambolesche avventure per salvarlo e salvare anche il Natale.Riusciranno i nostri amici a portare a termine la loro missione? Per scoprirlo leggete questo grazioso volumetto per trascorrere qualche ora di allegria insieme a loro e rivivere la fiabesca aria natalizia che la penna dell’autrice crea con maestria e dolcezza.

Voto: 4 stelle

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“Il Dio alieno della Bibbia” terrore e tremore della Chiesa – PARTE I


Tra gli scritti più affascinanti della storia, l’Antico Testamento biblico si trova sul podio. Uno scritto enigmatico, ricco di intrighi, passioni, guerre e cataclismi, in cui le fila della trama vengono mosse dal famoso Yahweh, il Dio ebraico, il nostro Dio. La storia di un popolo, il popolo ebraico, attraversata dai secoli, dove incesti, omicidi, tentati omicidi e guerre invadono il tempo, mentre punizioni spietate e Angeli del Signore portano morte e distruzione. Yahweh affascina e spaventa al tempo stesso, è un personaggio misterioso “Colui che è”, criptico, arrogante e crudele.
Non è un caso la celebre frase “L’ira di Dio”, che prende spunto proprio dalle azioni compiute dal nostro Dio.
Una divinità alquanto strana, un condottiero votato alla guerra più che un amorevole padre che dispensa premi e doni.
Su di lui, uno dei testi che più mi ha colpito e che analizza nel dettaglio questo essere dalle doti divine e terribili, è “Il Dio alieno della Bibbia” di Biglino. Badate bene, Biglino non è uno qualunque, ma uno studioso biblico incaricato dalle edizioni Paoline di tradurre la Bibbia; un incarico che ha mollato quando ha iniziato a leggere il testo originale, dichiarando che non poteva continuare un lavoro che si discostava dalla realtà del testo. Leggendo la Torah in lingua originale  egli ha carpito informazioni che portano sgomento e fanno tremare le fondamenta della religione. Un Dio che in realtà non è un Dio, più vicino all’umano che al divino, che faceva uso di strumenti ad alta tecnologia, visti come potenti mezzi di potere da parte dell’umanità che all’epoca popolava la Terra. L’uomo di quel tempo, dal punto di vista industriale e tecnologico, era ancora agli esordi, poco evoluto e ancorato alla manualità, dunque, qualsiasi elemento estraneo a quel mondo veniva considerato divino. Per fare un esempio, se uno di noi potesse viaggiare indietro nel tempo, fino a quella antica era, portando con sè uno smartphone, uno smartwatch o, addirittura, una macchina, ebbene, anch’esso sarebbe considerato una divinità.
Se 20 anni fa mi avessero detto che avrei potuto scrivere pigiando dei pulsantini su uno schermo, avrei riso in faccia ai miei interlocutori. Per me, all’epoca, il pulsante era un oggetto fisico facente parte di un corpo distaccato dalla schermo, non incorporato in esso, e immaginavo che ciò fosse solo fantascienza.
Ebbene, quanto mi sbagliavo!
Questo secondo esempio serve a far comprendere che anche ai nostri giorni, ciò che non si conosce viene considerato impossibile, inesistente o divino e soprannaturale. Ecco perché, questo misterioso personaggio di nome Yahweh riuscì a porsi come leader di un popolo. Pensate un attimo agli strumenti che utilizzava e che ha donato loro, primo fra tutti l’Arca dell’Alleanza. Essa funzionava solo se si indossava il pettorale in dotazione e causava gravi danni fisici se qualcuno decideva di avvicinarsi a quell’aggeggio senza le giuste precauzioni. Pare che Salomone la utilizzasse per comunicare con il Dio, una sorta di ricetrasmittente in legno e oro che non funzionava senza il sussidio del pettorale, forse uno smartphone del passato.
Biglino elabora diverse ipotesi affascinanti a riguardo che analizzerò dettagliatamente nel prossimo articolo.
Intanto… buona lettura!

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