Recensione

Tutti, o quasi, abbiamo letto Cinquanta Sfumature di Grigio.
A prescindere dalle recensioni, positive e negative, che ne sono scaturite, è impossibile negare che è stato uno dei best seller del secolo. Mettendo da parte la scrittura della James, che trovo poco entusiasmante e ripetitiva, l’argomento trattato ai tempi, eravamo nel 2011, ha destato un certo scalpore. La James ha portato sulla scena letteraria una pratica sessuale molto particolare e trasgressiva che rappresenta, ancora oggi, un tabù. Una forma perversa dell’amore e, soprattutto, del piacere, strettamente connessa al dolore, il dolore fisico scaturito dalle punizioni corporali durante il sesso.
E qui si apre un mondo di perversione che non ha niente a che fare con la trama di Cinquanta Sfumature e, ancor di più, con quella di Grey.
Quando è uscito quest’ultimo volume della serie, l’ho ignorato volutamente. Sinceramente mi ero sorbita tre libri su questi due, Anastasia e Christian, e non mi andava di rileggere la storia per l’ennesima volta, la cosa mi annoiava.
Credo che sarebbe stato più originale inserire i due punti di vista nello stesso libro ma, forse, l’autrice non aveva contemplato un simile successo quando è uscito il primo libro e ci ha pensato dopo, su suggerimento di qualcuno.
Il movente, suppongo si tratti di bisness.
Ma tralasciamo queste considerazioni inutili alla recensione e continuiamo.
Dunque, c’è Anastasia, la bella e imbranata studentessa e Christian il multimiliardario stronzo.
Questi due, come tutti sanno, si incontrano quando Anastasia sostituisce la sua amica malata, per un intervista del giornale studentesco, al famoso Signor Grey. I due si incontrano, si piacciono e dopo qualche giorno di frequentazione compare il famigerato contratto tra Sottomessa e Dominatore, che lei accetta sommariamente (forse firma, forse non firma, chi lo sa? Povero Christian!)
Non spoilero la fine se per caso c’è ancora qualcuno che non l’ha letto.
Lo storytelling è surreale, ai limiti del ridicolo, e, se lo scopo è quello di innalzare la libido dei lettori, beh vi dico subito che a me ha fatto l’effetto contrario. Le scene erotiche sono lente, claudicanti, smielate e non hanno niente a che fare con il sadomaso che, come vi renderete conto in Grey, è totalmente estraneo alla natura di Christian.
Un Dominatore alquanto strampalato e sdolcinato, poco realistico se associato a quella realtà estrema. Il dolore, che avrebbe dovuto essere uno dei principali protagonisti della vicenda, quel dolore che dovrebbe procurare piacere nelle menti perverse, è completamente assente, e denuncia la totale ignoranza dell’autrice in merito che giustifica il tutto con la verginità della neofita pseudo Sottomessa.
Le quasi seicento pagine di Grey si concentrano sulle seghe mentali di un ragazzo, problematico certo, ma palloso, lasciatemi passare il termine, e infantile. Un peter pan traumatizzato, che pensa solo al sesso e a fare soldi.
Come li fa, poi, è un mistero visto che sperpera denaro come se piovesse. E non mi riferisco soltanto ai regali. Anche i suoi investimenti sembrano poco vantaggiosi.
Ma veniamo a lui, veniamo al famigerato protagonista.

Christian Grey

Che dire?
Se dal punto di vista di Anastasia l’ho trovato in un certo senso passabile, emanava un certo fascino, soprattutto se associato al bel viso di Dornan, con Grey mi sono cadute le braccia.
Scusatemi ma il latte mi è sceso fino alle ginocchia.
Allora, Christian è un ragazzo di 27 anni, plurimilionario a capo di un’azienda che sputa soldi come se non ci fosse un domani. È stato adottato da una famiglia benestante dopo aver passato la prima infanzia nella povertà, ha subito abusi fisici e psicologici che hanno segnato la sua psiche, rendendolo l’uomo spietato che è stato fino all’incontro con la Steele.
Lei, non si sa come, lo ha magicamente cambiato e redento da tutti i suoi mali.
Che fantasia la James, un insulto a chi ha veramente subito simili violenze.
Ci sarebbe da andare al manicomio, ma tralasciamo questo dettaglio volutamente ignorato dalla scrittrice che risolve tutti i problemi di questo povero ragazzo con una sdolcinata storiella da quattro soldi. La sua prima infanzia traumatica cede il passo, dopo un periodo di quiete con la nuova famiglia adottiva, ad un’adolescenza peggiore. Una delle amiche della madre, la decantata Elena, e qui la città che ha reso celebre questo nome assume un altro significato, quando quel poveretto già traumatizzato dalla nascita, ha quindici anni, lo inizia alle pratiche del sesso sadomaso, abusando ancora di lui e torturandolo a suo piacimento come uno schiavo sessuale. Una specie di pedofila pazza e perversa che lui idealizza manco fosse la Madonna.
Non so come la psiche di questo poverino abbia retto, ammetto che mi fa una grande pena, fino a quando non leggo i suoi pensieri.
Christian è dotato di una personalità essenzialmente insicura (e ci credo, con tutto quello che ha subito!) e bisognosa d’affetto, alla continua ricerca di conferme palesi. Ma non è tutto. È arrogante, pomposo, a tratti deficiente e fintamente altruista. In realtà non gliene frega niente dei poveri della Terra, si occupa solo dei cavoli suoi. È uno a cui piace scopare, questo è sicuro, ma il sesso che gli interessa non è il sadomaso, in quanto aborrisce qualsiasi forma di dolore. È piuttosto propenso al sesso tradizionale con qualche pensiero perverso, come il frustino nell’intimità di Anastiasia, due cinghiate e qualche sculacciata sul sedere della sua bella, niente di più.
Il tragicomico è che a lei piace essere sculacciata.
Scusate ma mi viene da ridere.
Nelle prime pagine, seppur solo un ragazzo, si propone come un cinquantenne, poi la cosa per fortuna sfuma con la trama. Alcune affermazioni come ” È figo essere me”, “La mia parte del corpo che preferisco”, ” Io fotto forte”, “Mangia” e molte altre baggianate, mi hanno impietosito, questo giovanotto ha dei seri problemi che non si risolvono con una notte di passione “tradizionale”.
Non c’è, all’interno del testo, nessun approfondimento sulle pratiche sadomaso, tutto è campato in aria, lasciato al caso. Sul finale poi la lettura sembrava interminabile, le ultime 80 pagine circa sono un macigno sullo stomaco, una lagna e un piagnisteo continuo.
Veramente due p…e, scusatemi.
La cosa positiva della storia è che almeno questo ragazzo, distrutto dalla vita, è in cura da uno psicoterapeuta, anche se sarebbe stato più adatto uno psichiatra.

Considerazioni finali

Tuttavia, devo ammettere che alcune cose di questo libro mi sono piaciute, come per esempio, gli incubi di Christian, il suo universo irrazionale e inconscio che emergeva nel sonno in modo poetico e lancinante, trasportandolo nella sua infanzia terribile, la James avrebbe dovuto approfondire e dare maggiore spazio a questi momenti, che liquidava quasi subito attraverso la negazione categorica della parte cosciente e consapevole di Grey. Mi piaceva lui quando organizzava le cose per Anastasia, perché diciamolo una volta per tutte che Christian Grey più che essere un mostro onnipotente si crede di esserlo. La parte romantica è il suo elemento, o meglio, quello della inesperta E. L. James, che come tutte le donne sogna “Cuori e fiori” usando le parole di Mr Grey.
Non ho odiato Christian, ne l’ho amato, sinceramente mi è parso un personaggio poco realistico e forse, anche per questo, ha fatto sognare migliaia di donne nel mondo. Lui, il suo contratto pseudo- sadomaso e la sua frase preferita ” esercito il controllo su tutto Miss Steele” resteranno per sempre impressi nella letteratura di quart’ordine.
E poi, dopotutto, c’è qualcuno in questo universo che non ha mai voluto esercitare il controllo su tutto?
Un’altra cosa essenziale che mi ha lasciato questo libro è la necessità di guardare la mail. Ragazzi controllatela sempre, non si sa mai ci sia qualche messaggio importante e voi ve lo perdete per correre dietro ad una ragazza!
Che romantico il super impegnato Mr Grey.
Un’ultima cosa: NON CONSIGLIO ASSOLUTAMENTE LA LETTURA, è troppo noioso!