Recensione

Nap, Non avere paura, un mantra da seguire quando il gioco si fa duro e tu sei troppo timoroso per giocare, quando la vita è ingiusta e hai paura persino a respirare, quando i sogni ti si sgretolano tra le mani e tu devi ricominciare da capo. Non è un caso che io mi stia riferendo esattamente a te, a te che leggi e pensi, a te che hai paura del mondo tanto da tirarti indietro prima di iniziare a vivere sul serio. Il “tu” è un qualcosa di estremamente intimo e personale, il “tu” lo rivolgi solo alle persone con cui hai un rapporto, non dico speciale, ma quantomeno confidenziale, ed è proprio questo che fa questa brillante autrice dalla penna ardente, da ai suoi lettori un eroico “tu” attraverso le parole della sua protagonista, permettendo a chi legge di immedesimarsi in quei sentimenti e stati d’animo che reggono le fondamenta della trama. È la prima volta che mi è capitata una scrittura in seconda persona singolare, eppure vi assicuro che di libri ne ho letto parecchi. Questa cosa mi ha  leggermente turbato e a tratti sconvolto, non so spiegarlo, ma alcune volte, quella che stavo leggendo e che parlava nella mia immaginazione non era Jamie, la protagonista, non era l’autrice, non era il libro, ero io, io che provavo le sue stesse paure, pensavo i suoi pensieri, immaginavo i suoi sogni.
È strano, a dir poco stupefacente, ma procediamo con ordine e accenniamo alla trama senza svelare quei dettagli che la rendono avvincente.

Trama

Nap è la storia di un percorso di vita, quella della giovane maestra d’asilo, Jamie, assillata dalle sue paure e da un passato che la tormenta impedendole una vita tranquilla. Si crea una parvenza di perfezione attraverso strane manie, come collezionare oggetti da cucina (servizi da te, caffè, zuppiere e vassoi), disegna divinamente abiti di alta moda che non ha intenzione di mostrare a nessuno e adora il suo milionesimo Hettori Enzo, il pesce rosso che il suo coinquilino e amico David cambia due volte al mese per impedire che lei si accorga della sua morte. Centinaia di pesciolini rossi con una sola identità, un “uno nessuno e centomila” che abita dentro un piccolo acquaio di una appartamentino di Boston. Questa calma apparente però, un giorno, viene mandata praticamente a pezzi dal dolce, sexy, seducente, palestrato e superfigo ex Marines, Logan Welsh, un fusto senza paragoni che la sdradica dalla sua vita piatta e la catapulta in un universo fatto di passione. Jamie impazzisce, perde la testa per questo strafico dal cuore tenero e si invaghisce come una scolaretta. Lui, come è ovvio, è un dongiovanni incallito, strafottente, impiccione e narcisista fino al midollo. Ha un figlio di cinque anni avuto da una che manco conosce, ma si innamora di Jamie come se Dio gli avesse mandato la vergine in persona a redimerlo dai suoi peccati.
È da qui partono scintille, sesso a volontà, pianti, un manicomio per i poveri vicini che si sorbono questi due pazzi e l’amore, che esplode in una caterva di orgasmi senza fine.
Che storia ragazzi, mi ha tenuta incollata fino all’ultima pagina, e quando ero impegnata a fare altro non vedevo l’ora di ritornare a leggerlo, ma mettiamo da parte gli sproloqui e conosciamo meglio loro, Jamie e Logan.

Jamie

Lasciatemelo dire, questa ragazza è davvero esaurita, un po come tutte noi. Jamie non ha avuto un’infanzia facile, sua madre l’ha abbandonata quando aveva sei anni, si è trasferita a New York con l’amante e la figlia di questi, lasciandola con un padre alcolizzato e donnaiolo. L’uomo, preso dalla sua vita e dai suoi problemi, pur volendole bene, l’ha abbandonata e se stessa e, se non fosse stato per i suoi vicini, che l’hanno accudita come meglio potevano, avrebbe fatto una brutta fine. Questi traumi l’hanno segnata al punto da avere paura anche dell’aria, paura che teneva a bada con fogli e colori. Una volta cresciuta si è pagata un corso da educatrice e ha cercato di vivere una vita rispettabile. È una ragazza strana, fissata con l’ordine e con l’oggettistica che ammucchia per colmare il vuoto lasciato dai suoi genitori. Non è stato facile per lei sopravvivere al dolore, ma, in qualche modo ha raggiunto un certo equilibrio, più un equilibrio sopra la follia direi. Sta con James, vecchio professore universitario, con cui ha programmato una vita perfetta quando lui andrà in pensione, colmando, credo, quel bisogno paterno che l’accompagna sin dall’infanzia. Tutto fila liscio fino all’arrivo di Logan. L’amore per lui la ribalta da capo a piedi, il suo sorriso con fossette la manda in tilt, e il suo casto sogno fatto di una casetta con staccionata, figli e un cagnolino che scodinzola per casa, va letteralmente in fumo. Si innamora pazzamente di questo fusto pieno di lividi nell’anima e addio alla sua di anima, che consacra al loro amore.

Logan

Beh che dire di lui?
Che è uno strafico da urlo l’ho già detto? E anche un “porco” come lo definisce Jamie, io aggiungerei “matricolato” così siamo al completo.
Ma Logan non è solo questo, è un ragazzo esuberante, sempre con il suo smagliante sorriso sormontato da due deliziose fossette. È premuroso e gentile, protettivo, romantico, passionale, molto dolce e anche simpatico e intelligente. Ha uno spiccato senso dello humor e si sacrifica per la donna che ama.
Bene amiche mie, l’uomo che tutte sognano, bello come il sole e dannato, un bad boy dallo sguardo profondo e penetrante, con l’aria da bravo ragazzo che farebbe sciogliere l’ormone anche ad una suora defunta.
Appurato che un tipo cosí non esiste e non esisterà mai, sognare non costa nulla, e poi, dopotutto, un bel libro ha anche questo compito, quello di farci sognare. Anche Logan ha avuto un’infanzia difficile, è vissuto in orfanotrofio fino a otto anni e poi è stato adottato. A 18 si è arruolato nell’esercito vivendo gli orrori della guerra ed è stato congedato perché ha rivelato un segreto militare che doveva restare tale. Arrivato a Boston, approfittando della partenza del cugino David, gli ha chiesto in affitto la sua camera nell’appartamento condiviso proprio con Jamie.
Da qui tutto ha inizio.

Considerazioni finali

La trama è davvero coinvolgente, non mancano i colpi di scena che porta la trama dal romance al poliziesco. I due protagonisti sono sempre sul pezzo, tengono alta l’attenzione con i loro dialoghi semplici e diretti, instaurando un rapporto a tu per tu con il lettore. A parte qualche refuso, il linguaggio molto semplice rende la lettura scorrevole e adatta a tutti.
Una cosa che mi è dispiaciuta?
David, il motore centrale della storia, sparisce all’inizio e torna solo alla fine. Avrei voluto sapere qualcosa in più sul suo viaggio, su quel suo ritrovarsi. Magari qualche scena che lo ritraeva nel deserto del Libano con in testa un turbante, non so, un personaggio cosí misterioso e affascinante non può rimanere muto. Per il resto consiglio vivamente la lettura, il testo merita anche per l’ingegnosa novità della 2 persona.
Detto ciò vi auguro una buona lettura, e se ancora non l’avete letto l’unica cosa che posso dirvi è “NAP!”, leggetelo e divertitevi.

Voto: 4 stelle