Recensione
+5 stelle
**Allerta spoiler**
Lo so, ragazze, lo so.
È da folli innamorarsi di un tizio che ha commesso svariati omicidi e altrettanti tentati omicidi, ma io che ci posso fare se Michael mi è entrato nel cuore e non vuole più uscire?
Inutile dirvi che anche Grace si è presa la mia anima, quella bambina così fragile eppure così forte, una bambina con una sorte ingiusta sulle spalle.
Scrivo questa recensione con il cuore in mano, senza umorismo, senza le mie solite battute perché, mie care lettrici, non ce la faccio.
Call me Michael mi è rimasto incastrato sul cuore, mi ha commosso, mi ha ucciso.
L’ho adorato, non posso dire altro, perciò procediamo con la trama.
Cercherò di non fare spoiler, anche perché questo libricino, solo 300 pagine, merita di essere letto in tutto il mondo.
Giorgia Fiorella mi ha conquistato, le sarò per sempre grata di aver scritto questa bellissima storia.
Una storia che ti segna, che una volta aperto il libro, ti entra dentro e non esce più.
Sono smielata, lo so, che posso farci?
Questi due ragazzi resteranno per sempre incisi dentro di me e quando penserò a loro, mi piace ricordarli con il loro finale alternativo, anche se sappiamo tutti come è andata realmente.
Trama
“Una parola” disse “Devi solo dirmi una parola, Bambolina, e io li ammazzo tutti”.
Micheal e Grace sono due ragazzi orfani, ed è proprio in orfanotrofio che si conoscono. Lui ha 13, lei ha 9.
Grace è albina, soffre di questa malattia che purtroppo non le permette di vivere una vita normale. I suoi genitori la amavano e lei amava loro, incondizionatamente. Sua madre Nadine era dolcissima, le ha sempre insegnato a vedere il buono nelle cose, a seminare del bene, ma quel bene, al Groove, purtroppo non ha trovato il suo posto. Grace è stata sempre bullizzata per il suo aspetto, gli altri ragazzi dell’orfanotrofio la chiamavano fantasma per il suo albinismo e la riempivano di dispetti, anche pesanti. Ci ha provato ad inserirsi nel gruppo, ma quando ha capito che il loro unico scopo era quello di deriderla e prendersi gioco di lei, ci ha rinunciato e ha tirato fuori i denti. Si difendeva Grace, con tutte le sue forze, ma purtroppo il più delle volte non ci riusciva perché fisicamente non poteva farcela, inoltre erano in 3 contro una. Anche la direttrice, miss Caroline, la maltrattava, punendola spesso. Fu proprio durante una di queste punizioni che incontrò Michael.
I ragazzi dell’orfanotrofio, una sera, l’hanno costretta a rubare del cibo dalla dispensa e poi hanno fatto la spia con la direttrice, sicché la donna, cogliendola in fragrante, la trascinò in uno stanzino buio per rinchiuderla lì e punirla per il suo “reato”, ma sbagliò porta e la rinchiuse nella stanza di Michael.
Da allora nacque il loro amore, lei gli parlò, la sua bambolina di plastica dai capelli bianchi, quella che suo padre aveva distrutto prima che lui uccidesse entrambi i genitori con 37 coltellate nel cuore della notte, era viva, parlava, e gli stava offrendo mezzo biscotto alla marmellata.
La storia si alterna tra passato è presente. Nel presente Grace compirà 18 anni la notte di Halloween e decide di lasciare l’orfanotrofio proprio quella notte, scappa via, con una realtà in mano che scopriremo solo alla fine del romanzo. Michael è rinchiuso da 7 anni in un istituto psichiatrico, ha dovuto lasciare l’orfanotrofio dopo aver ucciso i due bulli che tormentavano Grace e aver quasi ucciso Grace stessa. Da quella notte lei aveva un po’ cominciato a temerlo, ma il suo Michael era sempre il suo Micheal, non le avrebbe mai fatto del male. Tuttavia in quei sette anni di lontananza si era costretta ad odiarlo, ma dentro di lei sapeva che quell’odio non riguardava il gesto che aveva compiuto Michael quel giorno, lei lo odiava, ma solo perché se n’era andato senza più tornare.
“E ricordati di tornare sempre da me. Sempre. Anche quando sarà sbagliato, tu torna da me”.
E Michael è tornato, lui è tornato e l’ha rapita.
Ragazze sto piangendo, io vi giuro che sto piangendo. Non vado oltre altrimenti vi spoilero tutto e questo libro non lo merita, vi lascio alle mie considerazioni.
Considerazioni finali
Il mondo è ingiusto, voi direte, “Sì, grazie al cazzo”, e io rispondo “ma andatevene tutti a fanculo!”. Il mondo è ingiusto perché questi due ragazzi non hanno avuto una vita, sono nati ma non hanno vissuto. L’unico momento in cui hanno cominciato a vivere è stato quando si sono incontrati, due anime perdute e ritrovate in una, Michael è Grace, bellissimi, forti, indistruttibili insieme, bianchi come la luce, entrambi angeli.
Un assassino e un’albina?
No, un bambino abusato e una ragazza malata.
Mi piange il cuore, davvero, mi piange il cuore se penso che nel mondo, queste cose esistono realmente, che c’è gente senza pietà, senza scrupoli, persone che fanno del male ai bambini, persone che dovrebbero morire nell’istante in cui nascono. Forse Zade un po’ lo sto capendo adesso (per citarne un altro che non ha nulla da invidiare a Michael in fatto di follia).
Ma Michael nella sua follia non è spietato, si assenta, vaga nell’abisso, ma cerca con tutte le sue forze di restare a galla. È dolce Michael, che non conosceva il gusto del cioccolato a 11 anni, che non sapeva leggere a 11 anni, che non sapeva neanche il giorno del suo compleanno a 11. È tenero, si impegna, impara a scrivere solo per lasciarle un biglietto sotto al cuscino, è educato Michael, chiede sempre il permesso o chiede scusa, gli piace prendersi cura di lei, ma non può essere toccato, soprattutto da dietro. E Grace, beh lei è forte già a 9 anni, piccola e forte. Lei rubava i libri dalla biblioteca e gli insegnava a leggere, lei gli portava i muffin al cioccolato, lei gli lasciava le sue carezze, perché le carezze sono il tocco dell’amore. Lei gli ha insegnato ad amare, lui non ha mai conosciuto questo sentimento, nessuno l’aveva mai accarezzato prima di Grace.
“Rompi pure la promessa, Grace. Rompi me. Rompi noi. Smettila di chiedermi di tornare. Smettila di restare. Spezza tutto. Fallo, se vuoi. Ma io sarò ancora qui. Anche se dovessi impiegarci l’eternità, io sarò sempre qui”.